Piccola la città e piccolo anche l’agglomerato, con i suoi meno di 60’000 abitanti. Eppure i doppioni, nella denominazione delle strade si sprecano. E’ possibile che, nella sola Locarno, vi siano, tanto per citare tre esempi, una Via delle Scuole e una Via alla Scuola (intestazione oltretutto di sconcertante banalità, almeno quanto Posta e Stazione), una Via della Dogana Vecchia e una Via della Dogana Nuova, una Via dell’ (o all’) Ospedale e un Vicolo (dell’) Ospedale? E, non appena s’allargano un po’ gli orizzonti, ecco le profusioni di Saleggi e Vigne. E poi di notabili con identico cognome: e allora osserviamo cascate di Orelli (ne rammentiamo tre: Simone, il condottiero, Giovanni Antonio, il pittore, ma pure l’intero casato), i Rusca (Franchino, il signorotto, Giovan Battista, il sindaco) e, al di qua e al di là di Ramogna e Remardone, i Nessi, i Pioda, il Cattori, il Simen. Tutti benemeriti e degnissimi d’essere ricordati ai posteri, per carità, ma che vengono così onorati nello spazio di appena qualche chilometro quadrato e, spesso, anche meno. Peccato perché le alternative, pure molto illustri, non mancano. E mai venendo meno all’intento d’omaggiare solo personalità che in qualche modo hanno legato il loro nome al comune. Ribattezzare certe arterie sarebbe anche utile in ottica aggregativa: un gesto gentile nei confronti dei vicini che, se mai dovesse andare in porto una fusione, potrebbero mantenere intatta la loro toponomastica. Doveroso, infine, suggellare l’amicizia almeno con le maggiori località d’oltrefrontiera: Domodossola, cui ci unisce, da ormai quasi cento anni, una linea ferroviaria diretta, e Verbania, capoluogo della confinante provincia e che s’affaccia sulle stesse acque nelle quali si specchia la Madonna del Sasso.