Da anni, i trasporti pubblici locali vivacchiano in attesa che prenda corpo la riforma prevista dal programma d’agglomerato di terza generazione, l’ormai leggendario “lo vedremo mai?” PALoc3.

Siccome l’orizzonte più prossimo è quello del 2019 (ma l’intera rivoluzione, così prevedono i generosi piani cantonali, non sarà compiuta che dopo il 2026!; rivoluzione per modo di dire d’altronde, poiché si tratta di prolungare un paio di linee, accorciarne -inopportunamente- un altro paio e aggiungerne un ulteriore paio, mentre altrove si pianificano, stanziando milioni per la sola progettazione, faraoniche tratte tranviarie e si stravolgono interi sistemi per migliorarne la capillarità), siccome -dicevamo- l’orizzonte più prossimo è quello, dovremo ancora per anni accontentarci d’una flotta obsoleta, scassata, vandalizzata, ammaccata, arrugginita e lercia, che continuerà a circolare, a cadenze d’inizio secolo scorso, lungo il solito percorso est-ovest con miserrimi innesti nord-sud. Tant’è che pure Mendrisiotto e Bellinzonese (ed è tutto dire) oramai possono vantare prestazioni migliori.

Clicca qui per aprire l’immagine a pieno schermo

E’ pur vero che, in marzo, le FART hanno aperto il concorso per l’acquisto di 12 autobus articolati, si spera per sostituire i Mercedes Citaro a due assi in pista da oltre un ventennio, ma, se ci toccherà aspettare ancora, vedremo schierata la nuova cavalleria solo quando anche i primi Solaris Urbino snodati (quelli del 2007, per intenderci) saranno a loro volta da destinare al pattume (e già ora…). Nel frattempo, l’impressione, rispetto a quanto s’osserva altrove in Svizzera, dove i mezzi sono sempre coccolati e tirati a lucido, è d’estrema sciatteria e incuria. Per una regione turistica non è un bel biglietto da visita.

Ci consoliamo, almeno un po’, sapendo che, sempre con “orizzonte 2026 e oltre” (perché prima non si può?), finalmente la numerazione delle linee, incomprensibile, per non dire fantasiosa, diventerà quasi normale. Come nel resto del mondo, se tutto andrà come promesso, ci saranno infatti cifre in logica sequenza (1,2,3,4,5…) e non più anomalie del tipo 31, 36, 37 (come se ci fossero stati altri trenta percorsi possibili) oppure 1, 2, 5, 7, 8 (ammesso che si sappia che esistono le linee fantasma 5 di Ascona e 8 di Brissago, chi mai può dire dove portino la 3, la 4 e la 6?).

Ecco -e qui veniamo al punto- la 6 potrebbe giovevolmente portare dal Burbaglio a Solduno, passando dalla stazione e attraversando la Città Vecchia. Un tragitto mai toccato, se non marginalmente, quando c’era il tram con capolinea in Sant’Antonio, e che, di certo, farebbe felici i molti che abitano nei paraggi, i commercianti del centro storico e i turisti che pernottano negli alberghi del lungolago muraltese. Solo due, ci sembra, sono gli ostacoli da superare: la strettoia, a senso unico, di Via dei Cappuccini e le periodiche chiusure per manifestazioni del nucleo cittadino. Problemi ovviabili, il primo con l’eliminazione di alcuni parcheggi e con un poco complicato impianto semaforico all’incrocio Cittadella, Marcacci, Tazzino, Torretta (attivo solo quando l’automezzo -un Solaris Urbino 10 avrebbe le dimensioni ideali- procede da ovest a est), il secondo semplicemente sospendendo il servizio quando, non poi così spesso, le contrade di Cittadella e dei Borghesi sono occupate da bancarelle e folla (mercatini, Carnevale e Notte bianca). Un’offerta tanto più benvenuta se si considera che, com’è giusto che sia, pure Largo Zorzi è destinato a diventare area totalmente pedonalizzata e che i soldunesi perderanno le corse provenienti dal borgo, deviate sul ponte ex aerodromo-Morettina, una volta realizzata la passerella per il traffico lento.

Un sogno? Forse, ma i sogni, a volte, si realizzano. Perfino a Locarno!

Clicca qui per aprire l’immagine a pieno schermo

 

Written by zampatedipardo

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *