Lo stato di coma semirreversibile in cui versa l’FCL, che nella migliore delle ipotesi (nella migliore delle ipotesi!) sarà costretto a destreggiarsi in campetti di periferia per ancora tanti e tanti anni, induce a interrogarsi sulle ragioni per le quali un comune delle dimensioni di Locarno, ovvero quasi 17.000 abitanti intra-muros e oltre 60.000 considerando l’agglomerato urbano (tra i primi 20 del paese), non riesce più a esprimere compagini in grado di giostrare nei massimi campionati nazionali. Non nel calcio, non nel disco su ghiaccio -e oramai ce ne siamo fatti una ragione- ma nemmeno nella pallacanestro e nella pallavolo, gli altri sport di squadra più seguiti, dove anche realtà minuscole riescono a emergere.

Eppure, perfino in riva al Verbano, prima dell’attuale deserto, c’era stato un promettente fiorir di sodalizi, dalla Federale (1866) al Velo Club (1895, defunto), dal Football Club (1906, morente) all’Hockey Club Scout (1938, defunto), dalla Sico Sport (…., defunta) al Roller Hockey Club (1982, defunto), ovviamente tacendo di quelli dove a contare è soprattutto la prestazione del singolo (Arcieri Club, Boxe Club, Circolo Scherma, Kart Club, Nuoto Sport, Società Canottieri, Società Podistica, Tennis Club, Unione Tiratori, Virtus e via elencando). Pochi furono gli allori e tanti i rospi ingoiati, d’accordo, ma almeno si marcava presenza. Oggi manco più quello.

Ma cosa c’è che non funziona? Cosa c’è di meno, all’ombra della Madonna del Sasso, rispetto a località come Aadorf, Aesch, Amriswil, Arlesheim, Bassersdorf, Biasca, Blonay, Boncourt, Cheseaux, Chêne-Bourg, Chiasso, Colombier, Conthey, Cossonay, Davos, Düdingen, Einsiedeln, Gerlafingen, Glarona, Hasle, Ittigen, Langenthal, Langnau, Laufen, Laufenburg, Lutry, Malters, Massagno, Morges, Münchenbuchsee, Näfels, Oberdiesbach, Onex, Pfeffingen, Quinto, Riva San Vitale, Rüegsau, Ruswil, Saignelégier, Sarnen, Schaan, Schönenwerd, Sissach, Steinhausen, Therwil, Troistorrents, Vaduz, Val-de-Travers, Vétroz, Villars, Visp, Wattwil, Weinfelden, Wohlen, Worb o Zunzgen, tutte, a volte con più schieramenti, rappresentate in campionati della massima categoria o, almeno, della serie B?  E forse che la città del pardo non potrebbe permettersi di competere anche con altre di taglia analoga, quali Baden, Kloten, Monthey, Olten, Pully, Reinach, Schlieren o Soletta? E, estendendone idealmente i confini perlomeno sino alle Mondacce, senza quindi neppure valicare l’invalicabile Maggia e il quasi altrettanto profondo riale di Contra, forse che non dovrebbe potersela vedere ad armi pari con Aarau, Bellinzona, Carouge, Kreuzlingen, Nyon, Rapperswil-Jona o Wil? E’ ben vero che ci furono tempi in cui si riusciva a spadroneggiare pure nelle palestre e su campi e piste di Bienne, Friburgo, Köniz, La Chaux-de-Fonds, Neuchâtel, Sciaffusa, Sion, Thun, Yverdon-les-Bains o Zugo, o che, addirittura, si strappavano punti alle truppe corazzate basilesi, bernesi, ginevrine, losannesi, lucernesi, sangallesi, winterthurine o tigurine, ma succedeva ere fa, quando sport d’élite non era concetto tabù nella landa delle bianche casacche e quando commercianti e industrie locali sostenevano generosamente gesta e imprese dei nostri vessilliferi.
E allora cosa manca a Locarno? Non la tradizione (che, per dirne due, ha fatto grandi villaggi come Ambrì-Piotta e borghi come Davos), non le dimensioni (Pfeffingen, tra i tanti, conta 2’360 anime e il suo nome circola, grazie al volley femminile, nei palazzetti della Serie A); non le infrastrutture (ritenendo che il ghiaccio artificiale della Siberia, il primo del cantone -si dice- serviva tutto il delta) e probabilmente nemmeno i capitali (onore e gloria alla Swiss Jewel, la cui illuminata politica aziendale consentì la conquista di alcuni, forse gli unici, scudetti finiti nelle nostrane bacheche). A fare crudelmente difetto è probabilmente solo l’orgoglio, la fierezza, l’amore per il proprio territorio.

Written by traminnumarsett

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